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al testo di Serenella Menichetti
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Hai lasciato la verde valigia della memoria in un binario morto, di una stazione di periferia. Adesso: che sfoggi bagagli firmati, nuovi di zecca, mutevoli. Gli oggetti che non ti servono più vengono inghiottiti dalla grande bocca dell’oblio. Rimpiazzati da altri, destinati alla stessa fine.
Triturati dall’ingordigia della voragine dentata che sgranocchia ogni chicco di passato. Non fai a tempo nemmeno ad accarezzarli, ti sfuggono dalle dita e si mettono a correre attirati dalla musica del mutamento perpetuo: Pifferaio magico della contemporaneità. Ai tuoi sensi, non lasciano, memoria alcuna.
La tua identità, è la colonnina di mercurio fuoriuscita da un termometro rotto. Rimani, impotente a guardare le piccole sfere d’argento, rotolare da ogni parte. Vorresti gridare, ma la tua voce si perde nel coro di altre voci.
E quei contenitori colorati continuamente mutanti ti sconcertano. Intanto lo statico, egocentrico, presente Senza lasciare niente, con la sua enorme coda, spazza via, ogni traccia rimasta. In luogo irraggiungibile sospinge ogni disegno ché ad occhi rassegnati invisibile resti.
In una rimbombante solitudine, ai margini “della moltitudine” della tua alienazione ricordi e progetti ti abbandonano. E nemmeno ti accorgi di essere rimasto solo.
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